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mercoledì 5 aprile 2023

RECENSIONE | Poster Girl di Veronica Roth

Poster Girl di Veronica Roth
Mondadori | 252 pagine | 19.90 Euro
Copia digitale fornita dalla casa editrice

Fino a che ha governato la Delegazione, i cittadini hanno dovuto sottostare a regole molto rigide. Ogni loro mossa era controllata. Avere comportanti corretti portava punti, che potevano essere spesi per beni materiali, avere comportamenti scorretti sottraeva punti. Ma poi il governo è stata rovesciato e chiunque avesse avuto un ruolo nel regime è stato intrappolato nell'Apertura, una prigione con condanna a vita. Anche Sonya, nonostante la giovane età, figura tra i prigionieri, in quanto figlia di un membro di spicco della Delegazione e ragazza immagine della propaganda. Ma quando ormai si è rassegnata a vivere e morire tra quelle mura, le viene offerta una possibilità: se riuscirà a rintracciare una ragazzina strappata dalla propria famiglia e scomparsa nel nulla dieci anni prima, le sarà garantita la libertà. Durante la sua assenza le cose fuori dall'Apertura sono molto cambiate, ma tutti ricordano ancora il suo viso...

Recensione

Sono da sempre una grande fan di Veronica Roth. Qualche anno fa ho perfino fatto una coda chilometrica a un firmacopie. Divergent è una pietra miliare del distopico young adult e non credo ci sia un singolo appassionato del genere che presto o tardi non si sia imbattuto in questa serie. Ho apprezzato molto anche la dilogia sci-fi Carve the mark, ma devo dire che il distopico rimane uno dei miei grandi amori, quindi sono stata molto felice di sapere che l'autrice sarebbe tornata al suo cavallo di battaglia. Ma come è andata? C'è parecchio di cui discutere.

Poster Girl è ambientato in un mondo distopico e ci mostra quel che è accaduto dopo il crollo del regime che per molti anni ha governato il paese. Quello rovesciato era un governo molto rigido, che controllava i suoi cittadini tramite impianti installati nel cervello in modo che non potessero farla franca in nessun modo e che cresceva i giovani affinché obbedissero alle regole senza farsi domande. Veniva messo in atto un vero e proprio lavaggio del cervello, senza che neppure se ne accorgessero, e crescevano convinti che tutto ciò che il governo imponeva fosse giusto, perfino ammirabile, mentre al contrario non c'era niente di nobile in quel che facevano. Una volta terminato questo regime, tutti i pezzi grossi o personaggi pubblici o politici coinvolti da vicino in esso, sono stati imprigionati nell'Apertura, una condanna a vita, insieme a tutte le loro famiglie. Alcuni di loro però non ci sono arrivati: istruiti a dovere hanno preferito avvelenare se stessi e i loro cari pur di essere catturati. É così che Sonya è finita nell'Apertura da sola, dopo che tutta la sua famiglia si è suicidata. 

Credo salti all'occhio in modo abbastanza palese che l'autrice si sia ispirata alla caduta del governo nazista, ma con l'aggiunta di un po' di tecnologia futuristica. Devo dire che ho trovato questo mix interessante. Sotto il governo nazista molte persone hanno fatto cose orribili e mentre da un lato c'era chi ne era perfettamente consapevole, dall'altro c'era chi, ai livelli più bassi, invece era stato manipolato e aveva subito il lavaggio del cervello. Più o meno è quello che succede anche qui. Sonya è stata cresciuta con ideali che le sono stati inculcati da un governo che non ti permetteva di pensare con la tua testa o decidere del tuo futuro. Ogni cosa doveva essere guadagnata. Azioni meritevoli ti facevano guadagnare punti, infrangere le regole te ne faceva perdere. E quei punti erano essenziali, una moneta con cui procurarsi bene e servizi. Il libero arbitrio era compromesso fin nelle fondamenta. Le persone si comportavano secondo gli insegnamenti della Delegazione, non perché spinte dalla propria morale, dalla propria etica, ma perché obbligate inconsciamente ad agire sempre 'bene' per non perdere punti. Aiutare una vecchietta ad attraversare la strada diventava un mero modo di fare punti, e non un gesto gentile e spontaneo. Anche decisioni personali, come avere un figlio, dovevano essere approvate dal governo.

Nell'Apertura non sono finiti solo i personaggi che si erano macchiati dei crimini più terribili, ma anche mariti, mogli, figli, genitori, accusati di essere stati complici. Sonya non si è mai ribellata, lei è una figlia della Delegazione, graziosa e obbediente. É così che il suo viso è finito sui manifesti di propaganda sparsi per la città, poster che la gente si è trovato davanti agli occhi talmente spesso che a distanza di tanti anni ancora tutti ricordano il suo viso e la riconoscono. Ha assecondato suo padre e il governo e questo l'ha resa complice e colpevole, nonostante la giovane età.

In linea di massima ho trovato la storia interessante. Tutto ruota intorno alle indagini che porta avanti Sonya per ritrovare una bambina scomparsa dieci anni prima. Ritrovandola si sarebbe guadagnata la libertà tanto agognata e avrebbe potuto uscire dall'Apertura. La storyline delle indagini e della ricerca mi ha appassionato e ci sono diversi colpi di scena inaspettati, che mi hanno tenuta incollata alle pagine fino alla fine. Nonostante in generale abbia apprezzato la lettura, devo dire che l'ho trovata un po' sottotono rispetto ai libri precedenti dell'autrice e durante la lettura mi sono confrontata con qualche pecca.

Il problema principale per me è che ci ho messo un sacco di tempo a capire cosa stesse succedendo. Ci sono nomi, riferimenti ma mi è mancato il classico spiegone che da il quadro della situazione. L'inizio è stato quindi un po' confuso e anche alla fine molti aspetti legati al worldbuilding, al governo della Delegazione, ma anche a quello nuovo del Triumvirato, sono rimasti un po' nebulosi, avvolti nella nebbia e non concretizzati. Un altro elemento che è rimasto molto nebuloso sono le relazioni personali di Sonya. Questa ragazza ha sofferto molto e ha perso molte persone care, ma non sono riuscita a empatizzare con lei e con il suo dolore. Potenzialmente avrei dovuto soffrire da cani per quello che ha passato, ma sono rimasta abbastanza indifferente. Anche il suo rapporto di amore/odio con Alexander non è riuscito a coinvolgermi più di tanto. Sonya non è un brutto personaggio, ma è molto fredda, quasi un automa, per cui si fa molta fatica a sentirsi coinvolti dai suoi pensieri e dai suoi sentimenti.

Il classico libro un bel potenziale ma un po' sprecato. In generale però mi è piaciuto. Non è all'altezza di altri libri dell'autrice, ma fa comunque il suo lavoro. Appassiona, intrattiene, incuriosisce e scatena anche parecchie riflessioni. Si poteva fare di più, ma non è neanche andata male e anche se non mi sono molto affezionata a Sonya ho seguito le sue avventure con il fiato sospeso.
♥♥♥
Non male



Passate a leggere anche le recensioni delle mie colleghe ;)

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