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martedì 31 maggio 2016

Incontro e intervista a Sara Rattaro a Rovigoracconta + giveaway 'Un uso qualunque di te' autogafato

Ciao a tutti! Tra un temporale e l'altro (ma quanto sta piovendo ultimamente? Alla faccia della primavera!) eccomi qui a proporvi la seconda delle tre interviste che ho avuto la possibilità di fare a Rovigoracconta qualche settimana fa! E' stato davvero divertente giocare alla giornalista :)

La protagonista di questo post è Sara Rattaro, che si è dimostrata davvero carina e disponibile! A Rovigoracconta è venuta a presentare la sua ultima creatura Splendi più che puoi, che tratta il delicato tema della violenza domestica. Unite dall'universo femminile in tutte le sue sfaccettature, Irene Cao e Francesca Visentin l'hanno accompagnata e hanno presentato un'antologia comune dando vita ad una presentazione tutta al femminile davvero ben riuscita. A seguire trovate l'intervista e un riassunto dei temi trattati durante l'incontro, oltre che un regalino per voi! Spero vi piaccia! :)

Quando hai iniziato è stato molto difficile trovare un editore che credesse in te? E da allora cos'è cambiato nel tuo rapporto con un nuovo manoscritto?
Quando ho iniziato ho impiegato sei anni a trovare qualcuno che mi leggesse. A leggermi è stato un piccolo editore milanese che nel 2010 ha pubblicato Sulla sedia sbagliata. Da lì, in questi cinque anni è successo di tutto. Ho pubblicato altri romanzi, sono passata subito ai grandi editori, prima la Giunti e ora la Garzanti, e sono arrivata a vincere il Premio Bancarella. E' stato un excursus velocissimo in così poco tempo, per me era inimmaginabile, incredibile, e molto emozionante. Cos'è cambiato? Posso dirti cos'è rimasto uguale: io scrivo sempre di cose che mi interessano, che mi emozionano molto. Prima arriva la storia, poi scrivo il manoscritto e lo faccio leggere all'editore. Non accetto suggerimenti, per ora riesco a mantenere questa libertà, quindi non seguo storie che potrebbero vendere nè strizzo l'occhio alle mode. Ovviamente ho imparato a fare la scrittrice. Il mio primo romanzo non era il romanzo di una scrittrice, ma di una persona che amava scrivere. Poi con il contatto con dei professionisti, con il mondo dell'editoria, editor, piano piano ho imparato ad autocorreggermi, a costruire più facilmente le cose. Spero di essere migliorata, almeno dal punto di vista tecnico, poi quello che mi tengo stretto è l'emozione.
Quanto tempo ci metti a scrivere un libro in media?
Molto poco. Aspetto sempre che la storia arrivi tutta. Quando ho tutta la storia devo solo trovare il tempo fisico di sedermi e farlo. Splendi più che puoi è stato un libro che ha avuto una genesi di un mese e mezzo. Prima ci sono stati sei mesi di pensieri, costruzioni, idee, immagini, sofferenza, ma la parte scritta è veloce.
Qual è finora la soddisfazione più grande che hai avuto come scrittrice?
Come riconoscimento, il Premio Bancarella. Chi l'avrebbe mai immaginato? Ma la soddisfazione più grande sono le mail dai miei lettori, soprattutto adesso con Splendi più che puoi, ricevo tantissime mail di donne, grandi, giovani, ragazze, che si riconoscono, anche parzialmente, in quello che racconto, che mi dicono semplicemente grazie. Questo mi ripaga di qualsiasi cosa. Mi rendo conto di aver affrontato un tema forte, ma che è stato compreso. Spero che arrivi per quello che è, cioè il fatto che ci si può salvare dalla violenza.
Ti è mai capitato di mettere in un tuo personaggio, magari anche secondario, qualcosa di te, del tuo carattere, delle tue passioni?
C'è sempre qualcosa di me nei personaggi. Per esempio Enrica in Niente come è te è un chimico, io sono biologa, quindi questa passione per la scienza un po' c'è. In realtà credo di mettere molto questa mia passione per il mondo scientifico proprio nel modo in cui scrivo, sono un po' chirurgica e molto asciutta, che è forse più tipico delle menti scientifiche che di quelle letterarie.
Da blogger ti chiedo, leggi mai le recensioni dei tuoi libri?
Certo! Devo dire che leggo tante cose carine. Affrontando dei temi forti magari non c'è mai la stroncatura reale, perchè magari si apprezza lo sforzo di aver affrontato un tema di cui si parla poco. Non si può piacere a tutti, questa è la regola fondamentale. Ma questo non lo insegna la scrittura, lo insegna la vita. Io faccio la scrittrice da poco, ero già grande, avevo già preso i miei no. Sono contenta di quello che si dice di me in giro, mi sembra di aver instaurato un ottimo rapporto sia con le blogger che con i miei lettori, di cose atroci non ne leggo
E dai tuoi lettori all'estero hai contatti?
Sì, soprattutto dalla Spagna. E' il paese in cui sono un po' più conosciuta, anche se non come in Italia. I libri sono andati bene e sono stati tradotti tutti. Ho una pagina anche in spagnolo su Facebook e lì un po' di contatti arrivano. E' molto interessante. Parlo un po' spagnolo, un po' mi arrangio. Poi gli spagnoli sono un po' come noi, non si offendono se non sei precisa, comprendono le difficoltà. Però è divertente.
  
Amare le donne, Odiare le donne è il tema dell'incontro a cui Sara Rattaro partecipa con Irene Cao e Francesca Visentin. La Rattaro inizia raccontando com'è nato il suo ultimo libro, Splendi più che puoi: una sua lettrice l'ha avvicinata alla fine di una presentazione e le ha raccontato la sua storia, che l'ha colpita a tal punto che è tornata a trovarla  ed è rimasta ospite a casa sua per qualche giorno. Questa donna è stata per lei grande fonte di ispirazione. Aveva un messaggio da trasmettere, anzi, da urlare. Lei è riuscita a reagire e ad uscire dalla violenza in cui era sprofondata. Ora è padrona della sua vita. E' stata una vera rinascita, che l'autrice tramite il suo libro spera dia forza ad altre nella stessa situazione. Le sue colleghe Irene Cao e Francesca Visentin invece presentano un'antologia comune, Io sono il nordest, che riunisce diciotto autrici in un progetto di Veneto, Trentino e Fiuli, con una serie di brevi racconti di tematica femminile. E' un progetto che vuole dare voce alle donne, portare speranza e mostrare una diversità in cui tutti possono riconoscersi. Inoltre parte del ricavato delle vendite del libro andrà ad associazioni che si occupano di violenza contro le donne. La violenza sulle donne è stato appunto l'argomento centrale dell'antologia e dell'incontro, in tutte le sue forme e le sue manifestazioni. Un argomento delicato, che le vittime faticano a denunciare e la cui legislazione è molto recente. Irene Cao ne parla nel suo racconto, per cui ha messo a frutto un'idea che aveva da tempo. Si tratta di un racconto in parte autobiografico, ispirato a sua mamma e sua nonna. Nel racconto sono presentati tre quadri, tre donne unite dalla solitudine, dai mariti assenti, dall'attesa, dalla paura che l'altro non ritorni. La violenza di cui parla non è fisica, ma psicologica. Anche Francesca Visentin, giornalista curatrice della raccolta e autrice di uno dei racconti, prende la parola sull'argomento, spronando la donna a far valere i suoi diritti, nella vita personale, nel lavoro, nella società. In particolare mette enfasi sul fatto che la donna deve imparare a dire di no, perchè anche un piccolo no può scatenare una reazione incredibile. ''Non è rivoluzionario parlare d'amore, ma amare.'' 

Spero che il post vi sia piaciuto! Concludo con un regalino per voi, una copia autografata di uno dei libri più apprezzati di Sara Rattaro, Un uso qualunque di te :) 
 
Titolo: Un uso qualunque di te
Autore: Sara Rattaro    
Editore: Giunti 
Prezzo: 5,90 Euro   
Anno: 2013
 

Trama: Una famiglia borghese apparentemente serena è quella formata da Viola, Carlo e dalla diciassettenne Luce: grandi occhi spalancati verso il futuro. Distratta madre e moglie, Viola coltiva mille dubbi sul suo presente e troppi rimpianti camuffati da consuetudini. Carlo, invece, è un marito presente e innamorato e la solidità del legame famigliare sembra dipendere soprattutto da lui. È quasi l'alba di una notte di fine primavera quando Viola riceve un messaggio da suo marito che le dice di correre in ospedale. Stava dormendo fuori casa e si deve rivestire in fretta, non c'è tempo per fare congetture, il cellulare ora è scarico e nel messaggio non si dice a quale ospedale debba andare né cosa sia successo. Una corsa disperata contro il tempo, i sensi di colpa e le inquietudini che da anni le vivono dentro. Fino al drammatico faccia a faccia con il chirurgo le cui parole porteranno a galla un segreto seppellito per anni e daranno una sterzata definitiva al corso della sua esistenza.

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domenica 29 maggio 2016

RECENSIONE: Il segreto della crisalide - Denise Aronica

Titolo: Il segreto della crisalide
Autore: Denise Aronica
Editore: autopubblicato  
Pagine: 330  
Prezzo: 10,15 Euro
Anno: 2015

Trama: Sono passati quasi nove mesi da quando i genitori di Olivia sono morti, ma lei non è ancora riuscita a farsene una ragione. Sa di non essere pronta a passare oltre e a lasciarli andare per sempre e non intende sforzarsi per farlo, così trascorre le sue giornate a tenere il conto del tempo che passa in modo maniacale, imbrattandosi il braccio con un pennarello, chiusa nella sua nuova camera a casa dei nonni, a leggere fino a dimenticarsi di tutto il resto. Nemmeno per Max, il suo fratellino di otto anni, è semplice riuscire a fare breccia nella solida armatura che Olivia ha costruito tutto intorno a sé e anche i nonni, pur sforzandosi di non darlo a vedere, non potrebbero essere più preoccupati per lei, che si rifiuta persino di parlare con uno psicologo.  Sarà per via della sua reticenza e testardaggine a rifiutare qualsiasi tipo di sostegno che nonna Margherita prenderà una decisione drastica. Olivia sarà costretta a frequentare per un paio di mesi una sorta di centro estivo molto particolare, gestito da un’amica di vecchia data di sua madre, in cui un’equipe di specialisti si occupa di aiutare adolescenti affetti da dipendenze comportamentali. Proprio lì al centro, grazie alla compagnia di Daniel, un nerd dipendente dai videogiochi, e di Andrea, una ragazza viziata, volubile e misteriosa, Olivia riuscirà finalmente a lasciarsi andare e ad aprire un po’ il suo cuore. Il dolore per la sua terribile perdita però, continuerà ad assillarla, soffocando sul nascere ogni più piccolo sprazzo di felicità. Olivia sarà così costretta a rendersi conto che dovrà iniziare a lottare con tutte le sue forze per riuscire ad avere di nuovo il controllo sulla sua vita prima che sia troppo tardi.

Recensione 
Da quando i suoi genitori sono morti, entrambi in un terribile incidente stradale, Olivia si è chiusa nel suo mondo, fatto di libri e mondi fantastici. Nella sua nuova camera a casa dei nonni, dove ora vive insieme al suo fratellino Max, tiene maniacalmente conto dei giorni passati dall'ultima volta che ha parlato con i suoi genitori e respinge ogni tentativo di aiuto. Ha spezzato tutti i legami che aveva, si è liberata del cellulare e dei social network, ha ignorato tutte le lettere della sua migliore amica, perfino Max fatica ad oltrepassare il muro che la sorella ha alzato. Liv ha bisogno di aiuto, e lo sa, ma non si sente pronta per affrontare il suo dolore. Ma a mali estremi, estremi rimedi. La ragazza viene costretta dalla nonna a passare l'estate in un centro estivo dedicato a ragazzi con distrurbi comportamentali. Qui, senza i suoi adorati libri, Liv finirà per legare con i suoi compagni di prigionia, in particolare a Daniel, al centro per una dipendenza da videogiochi, e sarà costretta piano piano a scendere a patti con la realtà per  trovare la forza di reagire e ricominciare a vivere.

Ho conosciuto Denise prima come blogger e come amica, poi come scrittrice. Quando è uscito il suo primo libro, La linea sottile, l'ho amato alla follia e sto aspettando con ansia il seguito. E' decisamente nella lista dei sequel che attendo di più. Questo suo secondo lavoro è molto molto diverso da quel primo libro, ma è stato una ulteriore conferma delle sue capacità e del suo talento. La volta scorsa ce l'eravamo vista con mondi paralleli, azione, colpi di scena, stavolta abbandoniamo il mondo della fantasia per affrontare quello reale con questa storia dolceamara e piena di speranza. La nostra protagonista, Olivia, detta Liv, quando la conosciamo sta affrontando un lutto molto grave: la perdita improvvisa di entrambi i genitori. Un dolore enorme, che le sconvolge la vita in tutti i sensi. Dopo la loro morte è costretta a lasciare il piccolo paesino in cui è cresciuta, la casa in cui ha sempre vissuto, l'unica vita che ha conosciuto, per spostarsi insieme al suo fratellino nella grande Milano a vivere dai nonni. Un lutto così grande, uno stravolgimento così immenso. Olivia sa bene quanto è grande il suo dolore e quindi evita il confronto in ogni modo, non vuole guardarlo in faccia, non ancora. In qualche modo fare finta che non sia successo niente, non pensarci, distrarsi con le mille storie fantastiche è il suo modo per difendersi, per impedirsi di crollare. L'infelicità è un luogo sicuro per chi ha paura di dare un'altra possibilità alla vita. Chiusa nella sua disperazione però, il comportamento di Liv diventa preoccupante per chi le sta intorno. La nonna cerca di riportarla sulla retta via in tutti i modi, scoraggiando le sue ossessioni, dandole dei divieti, sequestrandole ciò che ha di più caro, ma è tutto inutile. Il muro che si è costruita intorno è impenetrabile per tutti, tranne che per i personaggi dei suoi libri. Entra quindi in gioco Veronica, una vecchia amica della madre, psicologa, che la inserisce in un progetto speciale, un campo estivo per ragazzi con disturbi comportamentali. In uno chalet sperduto tra gli alberi, senza connessione ad internet e senza modo di sfogare le loro ossessioni. I compagni di prigionia di Olivia sono tutti particolari e irresistibili a modo loro. Ammettiamolo, i disagiati hanno sempre il loro fascino lol Oltre ad Liv e la sua mania per i libri ci sono Daniel, nerd fissato coi videogiochi, Matteo, in astinenza da Dangeon & Dragons, Andrea, viziata principessa dei misteri, Lorenzo e Riccardo, coppia di fratelli un po' troppo mandrilloni con le fanciulle, Gaia, asociale fin nel midollo, e Giulia, che è 'leggermente' ossessionata da Taylor Swift. Ogni personaggio è stato ben caratterizzato e nel corso della storia è stato ben sviluppato, con grande cura per i dettagli e per le piccole cose che rendono ognuno di loro unico. I due personaggi con cui Liv lega di più sono Daniel e Andrea. Con Daniel fin da subito inizia un gioco di sguardi e desideri, tra i due si crea un rapporto molto bello ed è palese che si piacciono un sacco, anche se non hanno il coraggio di ammetterlo. Insieme sono davvero molto dolci, battibeccano, si prendono in giro, si divertono, ma parlano anche di cose serie, e a volte sono melensi, com'è giusto che sia. Con la loro passione per i libri e i videogiochi mi hanno ricordato me e il mio ragazzo. Anche se noi non siamo così fissati. Spero lol Andrea invece diventa l'amica più vicina a Liv, ma il loro non è un rapporto facile. Andrea è ricca, viziata, manipolatrice, piena di segreti. A volte si comporta come se fosse la tua migliore amica, altre come se le avessi fatto qualche torto imperdonabile. Ma in realtà è solo molto fragile e sola, bisognosa di qualcuno che le stia vicino. Il percorso che tutti i ragazzi del centro riescono a seguire, nonostante all'inizio non arrivino neppure ad ammettere di avere un problema, è stato veramente molto profondo. Perchè per tutti loro non si tratta 'solo' di libri o videogiochi o cantanti, ognuno di loro ha qualcosa che li rode nel profondo, che li fa soffrire, a volte senza neppure riuscire a comprendere i loro sentimenti a pieno. E' un percorso graduale, il cui primo passo è ammettere che c'è qualcosa che non va. Veronica e la sua collega Simona, le professioniste che si occupano del progetto, sensibili e competenti, sono riuscite a far fare ai loro pazienti piccoli passi fino a portarli faccia a faccia con le loro sofferenze più grandi, fino ad affrontare le loro paure e i loro fantasmi e sconfiggerli. Questo libro vi farà riflettere e commuovere. Denise è riuscita a creare un romanzo di crescita e riflessione molto particolare e originale, con personaggi ben caratterizzati nelle loro bizzarrie e descrizioni suggestive, tutto splendidamente tenuto insieme dal suo stile. Una delle autrici self che più meriterebbe l'attenzione delle case editrici! 

Bellissimo! 

Solo adesso mi rendo davvero conto per la prima volta dopo tanto tempo, troppo tempo, di essere ancora viva. Mamma e papà sono morti e io all'improvviso mi sento come se stessi trattenendo il respiro da quando è successo, come se mi fossi fermata sul ciglio di un burrone, in attesa che una folata di vento mi spingesse di sotto. E' quasi come se avessi inconsciamente messo da parte la mia vita, pensando che non ci fosse niente e nessuno per cui valesse la pena lottare veramente e stringere i denti. Non avevo capito di essermi persa sul serio, non fino a pochi secondi fa.