Ciao a tutti! La settimana scorsa ho vissuto un'esperienza davvero indimenticabile. Sono stata a Milano alla presentazione di Raccontami di un giorno perfetto con Jennifer Niven! *occhi a cuoricino* Appena ho ricevuto l'invito della DeAgostini sono balzata sulla sedia, lo ammetto. Purtroppo abitando fuori mano non ho mai avuto la possibilità di presenziare ad incontri con gli autori, ma non potevo farmi sfuggire questa occasione! Così ho organizzato una gitarella di famiglia, trascinando mia mamma, mia sorella e mia cugina, e con la scusa di visitare Milano siamo partite!
Dopo una mattinata culturale alla Pinacoteca di Brera (sono una donna acculturata io, eh), una veloce capatina al Duomo e una scappata, purtroppo infruttuosa, al Disney Store, siamo partite in gran carriera verso la libreria Open. Ora, fatemi aprire una piccola parentesi su questo posto. WOW. Arredamento particolarissimo, divani su cui potersi svaccare, tavolini fighissimi fatti con i segnali stradali, cibo (cibo!) e un sacco di libri. Milanesi sfruttate questo bellissimo angolo di paradiso voi che potete. A parte questo, l'avventura è iniziata quando sono stata portata nella saletta riservata alla presentazione, un ritrovo molto più intimo di quello che credevo, cosa che mi ha allo stesso tempo terrorizzato e esaltato.
Ho trovato subito Serena di Attraverso i libri (con cui avevo leggermente sclerato nei giorni precedenti all'evento, tra un'ansia e l'altra, tvb) e poi ho ingannato l'attesa cercando di collegare facce e blog (e a farmi complessi perchè erano tutte bellissime, 'tacci vostra). Tutte sono state carine, gentili e simpaticissime! E' stato un piacere conoscere finalmente di persona alcune di loro, e fare nuove conoscenze che mi hanno portato a scoprire nuovi blog. E i nuovi blog sono sempre cosa buona e giusta. Amen. Mentre noi sfogavamo la nostra ansia con selfie, tweet e rimirando il bellissimo Press Kit che ci era stato fornito, con cartellina, block notes, cartoline con le citazioni e tutto il resto (rimasto immacolato ovviamente) il tempo è volato e finalmente ha fatto il suo ingresso l'adorabile Jennifer Niven, che è tipo la donna più dolce e solare che ci sia. Con lei c'erano l'interprete, simpaticissima, e il fidanzato, che seduto nelle retrovie ha osservato tutto. Che dolcezza :') Finalmente abbiamo potuto scatenarci e le abbiamo fatto un sacco di domande, alcune serie che hanno tirato fuori discorsi molto toccanti e altre più sciocche che ci hanno fatto ridere. Lei è stata molto carina e simpatica e ci ha raccontato un sacco di cose interessanti. Dopo l'intervista ha autografato i nostri libri e si è prestata per mille foto. Qui sotto potete vedere me. Argh.
Oltrettutto, tanto per farvi capire quanto fosse carina, mentre lei autografava i nostri libri ci chiedeva di autografare a nostra volta il suo. Awww! La mia firma è uscita tremolante come quella di una nonnetta, ma lasciamo perdere lol Inoltre ha voluto per sè una copia di tutte le foto fatte insieme a noi, prontamente scattate dal fidanzato, e la sua pagina facebook è stata invasa da un'infinita di foto e di parole carine nei nostri confronti. Ri awww. Non so come avrebbe mai potuto più carina di così :')

Oltrettutto, tanto per farvi capire quanto fosse carina, mentre lei autografava i nostri libri ci chiedeva di autografare a nostra volta il suo. Awww! La mia firma è uscita tremolante come quella di una nonnetta, ma lasciamo perdere lol Inoltre ha voluto per sè una copia di tutte le foto fatte insieme a noi, prontamente scattate dal fidanzato, e la sua pagina facebook è stata invasa da un'infinita di foto e di parole carine nei nostri confronti. Ri awww. Non so come avrebbe mai potuto più carina di così :')
E ora, vi lascio all'intervista! Ho registrato tutto con il cellulare (anche se questo mi è quasi costato la batteria sigh) e ho trascritto tutto per voi. Poi non dite che non vi voglio bene u.u
All'età di dieci anni avevi già scritto diverse canzoni, una favola di Natale, alcuni libri illustrati, una commedia e molto altro. Perché da adulta hai scelto i romanzi?
Mia madre è un'autrice quindi mi ha insegnato sin
da piccolissima a vedere storie ovunque, la possibilità di narrare ovunque, ma mi sono cimentata per la prima volta con la scrittura quando mi sono trasferita in Indiana, cosa di cui non sono stata molto felice
anche se poi come sapete è il setting del romanzo. Il titolo di questo bellissimo libro era "La vita in Indiana. Ovvero non sarò mai più felice". Come vi ho detto la mia mamma era un'autrice a sua volta il che ovviamente ha avuto degli ottimi esiti positivi ma ho sempre visto anche la grande
difficoltà di scrivere, che voi tutti conoscete molto bene. Quindi per un po' me ne sono
tenuta alla larga ma arrivata al college non ho più potuto resistere, non potevo non scrivere.
Questa è una bellissima domanda. Sono sempre
stata molto educata però c'è stata l'influenza del mio migliore amico, che conosco dalla seconda superiore e lo è tuttora, e se
c'è una persona che riesce a mettermi nei guai è lui. Sono sempre stata
piuttosto coscienziosa però con un lato birichino.
Sono sempre stata molto solare per natura, però ho avuto anche io il mio momento
un po' emo soprattutto quando alle superiori mi sono trasferita in Indiana, ho
iniziato a leggere le sorelle Bronte e il mio ritornello era "non sarò
mai felice,nessuno mi capisce". Oltre a questo amo molto i
ragazzi ed è una passione che non è mai terminata. (A testimoniarlo, il fidanzato era proprio lì con lei ahaha)
Come preferisci scrivere? Tranquillamente a casa o nei bar e luoghi pubblici in mezzo alla gente come vediamo fare a tanti scrittori?
Io decisamente non faccio parte delle persone che possono scrivere nei luoghi pubblici, per me è molto importante essere nel mio piccolo
ufficio, che fa parte del mio appartamento, alla mia scrivania o con il mio
laptop quando sto viaggiando e non riesco neanche, purtroppo, ad ascoltare musica quando
scrivo perché le parole mi entrano nelle orecchie e mi distraggo, figuriamoci
quanto mi distrarrei all'interno di uno spazio pubblico come un bar.

Fondamentalmente mi sento un po' sovrastata da molti punti di
vista, c'è tantissima emotività per me all'interno di questo progetto perché come saprete è la
storia romanzata di una storia vera della mia vita ed in particolare il personaggio
di Finch è un ragazzo che ho conosciuto realmente. Quindi si tratta di è una storia estremamente personale di cui paradossalmente non ho mai parlato per quasi tutta la mia vita fino ad
adesso, mentre ora ne sto parlando praticamente a tutti. Chiaramente avevo molta paura prima di
iniziare ma allo stesso tempo questa avventura si sta
rivelando la migliore esperienza della mia vita, sia perché mi ha fatto
benissimo parlarne sia per tutti i riscontri e l'aiuto che sento di essere riuscita a dare
a molti lettori.
I romanzi che hai scritto in precedenza sono
indirizzati ad un pubblico adulto, come mai per questa storia hai deciso di
cambiare target e rivolgerti ai più giovani? Credi che siano il pubblico che
più deve essere sensibilizzato riguardo temi delicati?
Sicuramente sì. La tematica è molto importante
per gli adolescenti oltre a questo ci sono una serie di questioni rispetto
alla categoria YA. Ho sempre voluto scrivere un romanzo dedicato ai
ragazzi, per piacere mio personale leggo molto spesso letteratura per ragazzi e poi quando
ho pensato a questa storia il lavoro è stato molto emotivo, molto forte e molto
importante per me. Avevo bisogno di creare un minimo di distanza tra me e
questa storia e quindi ho trovato che il setting ideale per questa storia fosse
la scuola superiore e quindi spontaneamente si va verso quella fascia di età. Sicuramente i temi trattati all'interno del libro a mio parere sono importantissimi per i
giovani perché ho riscontrato che molti lettori si sentono estremamente soli,
estremamente non compresi e credono di non avere nessuno con cui parlare, e
invece finalemente, anche grazie a questa storia, stanno iniziando a parlare.

Io faccio una sorta di casting ai miei personaggi quando scrivo perché soprattutto all'inizio, quando non li conosci
bene è importante avere un volto di riferimento, poi man mano che il personaggio comincia a prendere
spessore, si abbandona questo volto, l'esterno non è più così fondamentale. Per Violet avevo in
mente senz'altro Elle Fanning, per Finch invece avevo pensato a
Nicholas Hoult. Ma tutto questo fino ad un certo punto delle storia perché poi
Finch ha preso il sopravvento come personaggio.
Come sei riuscita a tratteggiare il carattere di
Finch? Come hai fatto a renderlo così reale?
Finch, come vi dicevo, è ispirato ad un ragazzo
che io ho conosciuto ed amato tanti anni fa ed è stato una persona che ha avuto un
impatto incredibile sulla mia vita che mi
ha realmente molto cambiata. Oltre a questo visivamente ho fatto
riferimento al volto di Nicholas Hoult, quindi ho unito il suo aspetto
alla personalità di questo ragazzo. Poi però Finch ha preso il
sopravvento un po' come fanno tutti i personaggi, che hanno un loro modo
di acquisire un'identità autonoma. Fondamentalmente al cuore della questione c'è il fatto che io ho
amato davvero questa persona e mi ha realmente cambiato la vita esattamente come a
Violet e penso sia per questo che sono riuscita a renderlo così realistico.
Mi identifico molto anche con Violet. Da un lato sento di conoscere
Finch molto meglio perché si ispira ad una persona che ho realmente
conosciuto però ci sono anche molte similitudini tra me e Violet. Io a
scuola non ero così popolare, ma siamo accomunate dalla passione per la scrittura. Inoltre c'è
l'odio per l'Indiana. Io realmente facevo le "x" sul calendario con l'avvicinarsi della maturità perchè finalmente sarei stata libera da questo posto che non amavo affatto. Ovviamente ci accomuna l'amore per Finch. Un'altra
cosa cosa che purtroppo ci accomuna sono le perdite umane, i lutti. Sono cose con cui mi identifico molto, perché ne ho subite varie ed è come se le avessi
"prestate" al personaggio di Violet in particolare per la perdita della
sorella.
Violet e Finch devono trovare posti particolari dell'Indiana per un progetto di geografia. Come hai fatto a trovarli e ci sei stata di persona?
Effettivamente sono stata in alcuni dei luoghi raccontati nel romanzo ed, incredibilmente, perché io credevo che l'Indiana
fosse un posto noiosissimo, è stato molto difficile fare una lista. Pensavo non si
fosse nulla invece è un posto pieno di luoghi bizzarri quindi alla
fine è stato addirittura difficile fare una scelta. Ho scelto quelli che per me erano
i migliori ed ho tecnicamente lavorato con una grande mappa dell'indiana sulla quale ho messo le classiche
puntine anche considerando la questione di Violet che all'inizio non vuole
usare la macchina quindi ho segnato una serie di luoghi che
fossero sufficientemente vicini per poter essere raggiunti in bicicletta. C'è un
solo luogo che Violet e Finch non hanno visitato che non esiste ed è la
libreria sul bus.
Cosa vorresti che i lettori comprendessero da questa storia? Qual'è il messaggio che più di tutti vorresti arrivasse dritto al cuore?
Cosa vorresti che i lettori comprendessero da questa storia? Qual'è il messaggio che più di tutti vorresti arrivasse dritto al cuore?
Vorrei che le persone capissero che
ci sono dei 'posti di luce', nonostante tutto, nonostante le
difficoltà della vita, e che nessuno di noi è realmente solo. I "posti di
luce" esistono e spesso sono vicini. A volte sono persone, a volte sono oggetti e
a volte luoghi fisici ed è molto importante guardarsi attorno, anche nelle immediate vicinanze. Questo è il cuore di questa storia.
C'è qualcosa che vorresti cambiare del libro? Un finale alternativo o anche solo una piccola cosa che vorresti fosse andata diversamente.
Solo una cosa: un refuso, che per fortuna è già stato corretto. Onestamente dopo aver consegnato il libro non l'ho più letto. In parte perché
è ormai una storia che conosco talmente bene che potrei recitarlo, e in parte perché
sono terrorizzata all'idea di trovare qualcosa di cui mi pentirei ma che non
potrei più cambiare.
Spesso vengono citati Cesare Pavese e Virginia Woolf, perchè proprio loro?
Il mio amico, quello che mi metteva sempre nei
guai, ha fatto una cosa molto bella: subito prima che io iniziassi a scrivere questo romanzo mi ha regalato un libro che
parlava di autori letterari e le loro lettere di suicidio. Finch è estremamente
interessato alla morte e tiene un diario su come sono morte
diverse persone. Questi due autori, Virginia
Woolf e Cesare Pavese, a mio avviso spiccavano all'interno di questa raccolta
di lettere di suicidio, sia per la tragica bellezza di quello che scrivevano,
sia per un collegamento molto evidente per me con il personaggio di Finch. Quindi ho voluto assolutamente integrarli. Poi molto spesso a seguito del romanzo mi hanno chiesto se amassi Virgina Woolf e ho dovuto confessare che non mi è mai piaciuta ma che
con il tempo ho imparato ad amarla. Soprattutto perchè senza di lei Finch e Violet non solo non avrebbero avuto la loro poesia, ma si sarebbero messi insieme più difficilmente perchè è grazie a Virginia Woolf che Violet abbassa le difese quando all'inizio non ne vuole sapere di Finch.
Il libro diventerà presto un film. Cosa ti aspetti da questa esperienza? In che modo sei coinvolta?
Sono piuttosto esaltata dal film, innanzitutto perché Violet sarà interpretata da Elle Fanning, che avevo preso
come riferimento per il personaggio, inoltre, cosa rara per
Hollywood, sia i produttori, lo sceneggiatore e il regista vogliono
coinvolgermi nel progetto tanto quanto io desidero essere coinvolta. Sarò una
sorta di consulente alla riscrittura della versione cinematografica, anche se
sento di non dover controllare più di tanto sul loro lavoro perché sono
tutti molto presi dal progetto e mi hanno detto tutti che non vogliono cambiare nulla della storia.
Il Germ Magazine esiste davvero, l'hai creato prima o dopo aver scritto il libro? Cosa ti ha spinto a crearlo?
Quando stavo buttando giù l'idea che viene a Violet di aprire il Germ magazine, ho pensato che sarebbe stato figo farlo veramente.
Quindi già da prima che uscisse il libro volevo che cominciasse a girare e diventasse un'entità autonoma. La cosa incredibile
è che da tre che eravamo nello staff siamo diventati 50. Si tratta di 50
volontari che scrivono da tutto il mondo e questa cosa sta crescendo in modo
esponenziale. E' un magazine così come lo aveva pensato Violet, con una
forte componente di critica letteraria e una di life style, indirizzato soprattutto a
persone tra i 14 e i 25 anni. Volevamo che non trattasse solo temi superficiali, non solo apparenza, ma anche contenuti di sostanza, per quanto trattati con leggerezza. Adesso non faccio più molto all'interno di questa redazione estesa e i giovani editor sono così coinvolti che ora bocciano addirittura le mie proposte! Sono molto contenta di
questo in realtà perché vuol dire che hanno davvero abbracciato il progetto e lo sentono loro. Fondamentalmente
l'obiettivo di questo sito è dare alle persone un luogo dove si possa leggere di questioni impegnative e difficili, ma in maniera leggera e luminosa.
"Raccontami di un giorno perfetto" ha
avuto molti riscontri positivi tra i lettori. Pensi che la lettura, come catarsi dei
sentimenti, sia un buon modo per superare le difficoltà?
Sicuramente sì. Ha un lato fortemente catartico. I libri fondamentalmente ci ricordano sempre che non siamo soli e adoro
come qualsiasi libro, di qualsiasi tema tratti, possa avere un enorme impatto
su chi lo legge. E' anche bellissimo vedere come ognuno di noi si ritrova tra
le pagine di un libro e come ritrova le persone che ama. Quindi sì, credo che i
libri servano proprio ad aiutarci a non farci sentire la solitudine.
Anche la scrittura, come la lettura, ha un potere catartico e ci sono sempre più persone che le si avvicinano. Tu quale consiglio daresti agli aspiranti scrittori che vogliano distinguersi nella massa?
Innanzitutto qualsiasi cosa si decida di scrivere, che sia un
articolo, un romanzo o una poesia, è fondamentale scrivere quello che sia ha voglia di
leggere. Questo è stato il motore che mi ha spinto a scrivere ogni cosa che ho
scritto finora. La scrittura può davvero salvarti. Un altro consiglio apparentemente banale è quello di scrivere realmente, senza paura. Nel
momento in cui si scrive qualcosa c'è già del materiale su cui
lavorare. Inoltre leggere tanto, ma in definitiva il mio consiglio è: scrivi la storia
che vorresti leggere. Se prendessimo un tema qualsiasi, ognuno
creerebbe una storia da un'angolatura completamente diversa. Ci sarebbero tante versione differenti di
uno stesso tema e questa unicità è straordinaria.

Ho deciso di scrivere questa
storia nell'estate del 2013 nel momento in cui il mio agente di soli 50
anni è morto inaspettatamente. Io stavo finendo un romanzo, ero ad un mese
dalla data di scadenza, quindi per me è stato se possibile ancora più tragico perché in quel
momento per un autore l'agente è tutto, quindi ho avuto bisogno di trovare un altro agente molto velocemente ma anche un altro progetto. Una cosa che continuava a
ronzarmi nella testa era l'ultima conversazione che avevo avuto con lui prima
che morisse. Mi ha detto: "La prossima cosa che scrivi deve essere una
cosa che scrivi perchè non puoi proprio evitarlo". Io in quel momento, per varie ragioni, ero un po' esaurita, anche perchè stavo scrivendo una serie, e allora ho cominciato a
pensare a questo ragazzo che ho conosciuto. E sia per questa ragione che
per onorare le ultime parole del mio agente, ho iniziato a scrivere questa storia. E' stato piuttosto duro scriverlo, anche se meno del previsto. Ho pianto durante la scrittura. Nel momento in cui scrivi qualcosa che ti tocca a livello emotivo in modo così profondo è giusto lasciarsi lo spazio per piangere ed è sicuramente un punto di
contatto con i lettori.
Qual è la tua scena preferita?
E' quella in cui Finch lascia la macchina sul
ciglio della strada, inizia a correre come un forsennato, passa di fianco a
questo vivaio e trova i fiori per Violet.
Anche se questo libro è indirizzato ai più giovani, manda un messaggio diretto un po' per tutti. Pensi che ci sia un limite dato dal target o che il libro, come anche il film, riusciranno a parlare a tutti?
Spero proprio di sì, che possa raggiungere tutti
ed effettivamente dai riscontri che ho online vedo che ci siano molte persone
di 20, 30, 40, 50 anni e più che sono interessate al libro e lo commentano,
e anche la gente che incontro, che a volte un po' vergognosamente mi dice "Sì lo
so che è nella categoria young adult, però io mi ci sono ritrovato molto/ho
ritrovato qualcuno che amo" e questo fatto mi tocca e mi commuove profondamente. Nel
momento in cui l'ho scritto speravo veramente di raggiungere tante persone, ma
non mi aspettavo così tante.

La prima volta che ho visto questa borsa meravigliosa è stato ad un evento sulla spalla di una pubblicista e le ho chiesto subito dove l'avesse trovata. Dopo che mi aveva detto che l'aveva presa su ebay mi sono fiondata in hotel, l'ho ordinata immediatamente, anche se mi è costata un rene, però ne è valsa la pena. Mi piaceva moltissimo e poi ho pensato 'Adesso andrò a tutti gli eventi con gli autori e tutte mi diranno O mio dio dove l'hai presa'. Mi sono trovata nella buffa situazione di essere all'aeroporto di Los Angeles diretta ad uno di questi incontri e vedo una donna in lontananza con la stessa borsa. Scopro che è una mia amica, un'autrice e anche lei andava nello stesso posto. La reazione poteva essere o la fuga o una soluzione alternativa, quindi ci siamo fatte un selfie e l'abbiamo messo su Instagram.
La mia scena preferita è quella in cui Finch
entra e trova Decca che sta tagliando le cose brutte dal libro. Questa scena mi
ha davvero molto emozionato. Hai mai voluto farlo per davvero? Penso
che noi tutti cerchiamo di farlo nella vita reale: separare le cose brutte da quelle
belle. Però la vita è un insieme, esattamente come un libro.
E' molto vero quello che dici riguardo al buono e
cattivo nella vita. Questa è la mia seconda scena preferita, quasi a pari
merito con quella di Finch, quindi mi fa piacere sentirtelo dire. Non l'ho mai
fatto realmente. A volte ci sono scene estremamente difficili da scrivere
invece in questo caso io sono letteralmente entrata visivamente all'interno della stanza di
Decca accompagnando Finch e quasi sotto dettato ho scritto quello che
succedeva, non so da dove mi sia arrivato, però sicuramente è vero che come
dicevi tu tutti desiderano separare il bene e il male, il buono e il cattivo.
Il personaggio di Decca è un personaggio che io ho moltissimo amato, di cui ho
molto amato scrivere e che era molto più presente all'interno del libro inizialmente. E poi è molto difficile prendere delle forbici e
tagliare un libro.
Sai suonare uno strumento?
Ho suonato il piano tanti anni, dalla quarta
elementare fino alla fine delle superiori, ero anche una violoncellista di
ultima fila perché non praticavo mai e all'epoca mi ero detta "se uno strumento non si
può suonare in una rock band, allora chissenefrega di
studiarlo" anche se ora mi sono resa conto che non è così. Inizialmente anche Violet
suonava il violoncello, poi invece rileggendo il libro ho trovato troppe
similitudini personali tra me e il personaggio di Violet, allora ho deciso di
sostituirlo con il flauto anche perché, incredibilmente, tutte le ragazze
popolari della sua scuola suonavano il flauto.
Qual è il tuo libro preferito? Quello che sta
sempre sul comodino accanto a te?
Ce ne sono tanti, per assottigliare la lista cito Il buio oltre la siepe e le storie brevi di Flannery
O'Connor, che sono le tra le mie preferite in assoluto. Poi c'è un libro che
avrei voluto da matti scrivere e di cui sono invidiosissima ed è Blood di Truman
Capote. E la mia eroina letteraria preferita è Alice nel Paese delle
Meraviglie.
Grazie a Jennifer Niven, a Valentina e alla DeAgostini e a tutte le adorabili blogger per questa giornata perfetta! Trovate la mia recensione del libro qui!
Wow Vanessa! Che bella esperienza che hai avuto *-* Io non ho letto il libro ma l'intervista mi ha incuriosita tantissimo! L'autrice sembra così carina ^-^
RispondiEliminaE' una persona davvero adorabile *w* E' la prima volta che mi capita di incontrare un'autore ed è stata un'esperienza davvero bellissima :)
Elimina