Ciao a tutti! Ricorderete la mia entusiasta recensione del primo capitolo della serie Gheler l'esploratore, Il legame dei draghi, di Antonio Polosa. La ricordate vero? Vero? No? Male! Niente biscotti per voi! Ma siete ancora in tempo per farvi perdonare leggendo questa bella intervista all'autore! Se volete saperne di più su di lui e sulla sua serie visitate il suo blog (su cui al momento è in corso un bel giveaway, tra l'altro!) e dategli una possibilità, sono sicura che non ve ne pentirete!
Ciao Antonio, benvenuto! Per
iniziare ti pongo la più classica delle domande: chi sei e cosa fai nella
vita?
Ciao
Vanessa, grazie mille! Sono l'autore della saga fantasy "Gheler
l'esploratore" quindi nella vita, oltre a vegetare passivamente, scrivo.
Scrivo tantissimo (questo particolare me l'hanno fatto notare gli altri) perché
dal mio punto di vista non lo sembrava. Ho studiato computer grafica a Torino
per due anni, quindi ho due attestati e tutte le capacità per lavorare nello
sviluppo di una qualsiasi attività che la riguardi, l'unica cosa che mi manca è
della buona attrezzatura! Quindi, al momento, per l'appunto, vegeto e scrivo quando
posso (quasi sempre) in attesa di un colpo di fortuna.
Quando hai iniziato a
scrivere? Sei da sempre un autodidatta o ti è capitato di seguire corsi di
scrittura?
Scrivo da
quando ho memoria. Fanatico di cartoni animati e film, scrivevo delle semplici
trame (spesso copiate palesemente da ciò che guardavo) e amavo anche disegnare
i protagonisti delle mie storie. Quindi univo la passione per il disegno a
quella della scrittura, perché entrambe sono collegate con ciò che ancora oggi
amo fare: inventare. Non importava cosa, lo facevo in ogni campo, l'importante
per me era sempre creare cose nuove e diverse, o almeno ci provavo. Sono un
autodidatta proprio perché scrivo da quando ero piccolo e non ho mai
frequentato nessun corso. Anzi, a dire la verità a scuola andavo malissimo in
Italiano, ero disordinato e fannullone (più o meno come ora) e finivo spesso
per beccarmi rimproveri e punizioni. Oggi, invece, quelle stesse maestre mi
riempiono di complimenti, forse convinte di un qualche tipo di merito. Una
bella soddisfazione!
Qual è il tuo rapporto con
la lettura e con i fantasy in particolare? Sei un buon lettore? Quali generi
prediligi?
Ammetto
di non essere un buon lettore, nel senso che non leggo quanto uno potrebbe
pensare e questo perché sono molto selettivo. Ho sempre paura che un libro non
possa piacermi e poiché m'impongo comunque di finirlo, arrivo al mio limite
mentale di sopportazione e soffro. Dal mio umile punto di vista e giudizio, odio
le trame facili o banali e finisco sempre per svilupparle in modo alternativo
nella mia mente. Per quanto riguarda il Fantasy, il mio è un rapporto molto
intimo, non c'è stato un momento in cui mi sono detto: questo è il genere che
prediligo. Siamo nati insieme e probabilmente moriremo insieme, è il mio amore
eterno, dubito che cambierò mai genere o se lo farò, sarà solo per una sveltina
priva di sentimenti reali.
Quando e come è nata l’idea
che ha dato vita alla tua serie? Sei stato ispirato da qualcosa in particolare
o è scaturito tutto dalla tua immaginazione?
Un sogno,
ma non uno di quelli incoscienti. Avevo la febbre altissima, forse non stavo
nemmeno dormendo, e mi passa per la testa una scena del passato di Gheler (situata
nel secondo romanzo) una scena legata al calore, al fuoco, perché anch'io stavo
bruciando. Poi è seguita l'idea dei legami ma a quel punto ero già tornato in
me, nessuna immagine nella mente, solo pensieri che si susseguivano in modo
brutale. È sempre stato così con tutte le storie che ho scritto; prima una
scena, poi l'intera trama davanti al computer mentre riporto la prima su un
documento word (Perché la mia calligrafia si avvicina molto ai caratteri
ebraici, ed io non lo so leggere, l'ebraico)
C’è qualcuno dei tuoi
personaggi per cui ti sei ispirato a te stesso, a qualche tuo conoscente o
magari a personaggi famosi?
No.
Sinceramente è una cosa che odio fare. Non nego che siano tutti parte di me,
che cerco sempre di renderli credibili e di credere io stesso in quello che
dicono, ma no. Mi sono sempre limitato alla sola citazione. Qualche volta mi
sono divertito anagrammando i nomi dei miei amici e inserendoli poi in
personaggi sfigati che morivano male, ma niente di più e soprattutto non nella
saga di Gheler.
A proposito di personaggi,
so che è come chiedere ad un genitore di scegliere il preferito tra i suoi
figli (io non ci riesco con i miei gatti!) ma c’è uno dei tuoi personaggi per cui
hai un occhio di riguardo?
Sì, per
Elden. Perché la maggior parte dei lettori la ritiene inutile e la odia e per
questo io la amo. La amo perché so cosa prova, ci passo anch'io spesso sotto
codeste critiche morali! (ah-ah-ah)
Quanto tempo ti è servito
per scrivere e preparare alla pubblicazione definitiva ognuno dei libri della
serie usciti finora? Qual è stato quello che ti ha dato più problemi?
Per
scrivere un libro di solito ci metto circa un anno. Il primo invece è stato
praticamente un parto ma non per la difficoltà, è che ci ho messo proprio nove
mesi precisi! Quello che mi ha dato più problemi è stato il quarto, oggi ancora
inedito, perché è molto complesso. Tolgo dal giudizio il quinto, che sto
scrivendo ora ma anche lui in quanto a difficoltà non scherza. Per arrivare
alla pubblicazione definitiva invece, c'è voluto molto più tempo; considerando
che ho scritto "Il legame dei draghi" all'età di 19 e ora ne ho 23.
Personalmente ho amato il
tuo lavoro, e so che in molti sono d’accordo con me, ma ti è capitato di
ricevere critiche negative? Ti hanno in qualche modo aiutato a migliorarti?
Grazie, davvero. Beh, a dire il vero non proprio, se n'è
beccate di più la casa editrice di critiche negative per i vari refusi
contenuti nei libri che io personalmente, anche rileggendoli mille volte, non
sono riuscito a vedere. Mentre mi è giunta qualcuna di natura tecnica, come ad
esempio sulle scelte di materiali per armi e armature, o sulla narrazione, sul
creare più diari. Inizialmente nessuno riesce mai ad abituarsi agli improvvisi
cambi di Pov, poi, però, finiscono quasi sempre per trovarla una scelta
essenziale.
I tuoi libri sono stati
pubblicati da Damster Edizioni, una piccola casa editrice. Come ti sei trovato
con loro e come si è svolto il processo di pubblicazione?
Personalmente mi sono trovato molto bene. Certo, ha le sue
limitazioni nel mercato e nella qualità, ma sono pienamente soddisfatto. È
difficile trovare un editore onesto oggi e su questo sono stato molto fortunato.
Il processo di pubblicazione si è svolto in due tempi. Abbiamo pubblicato
l'ebook della prima parte della saga, precisamente un anno fa, e abbiamo atteso
i riscontri prima di lanciarlo come cartaceo. Ogni volta che usciva una
recensione, la mandavo anche alla Damster e poiché le parole dei lettori erano
sempre piene di entusiasmo, alla fine abbiamo optato anche per la stampa. (Non
è ancora sicuro, ma è probabile che prima di questo Natale arrivi anche il
cartaceo del secondo)
Quanto tempo ci hai messo a
trovare un editore che ti appoggiasse? Prima di affidarti a loro hai tentato di
inviare il tuo libro anche a grandi case editrici?
Considerando che scrivo romanzi dall'età di 14 anni, ci ho
messo un bel po'. Con Gheler è stato però diverso, una casa editrice su due mi
rispondeva entusiasta, ma poi mi proponeva contratti poco onesti, chiedevano
dei contributi, qualcuna invece pretendeva l'acquisto di copie; un vero
inferno. Ho rifiutato molte proposte e alla fine, arreso e abbattuto, si è
presentata quest'opportunità che ho colto al volo. No, non ho mai inviato il
libro a grandi CE, forse a qualcuna media ma sapevo che comunque anche loro non
mi avrebbero preso in considerazione e, difatti, così è stato. Ero già
consapevole del funzionamento, quando qualcuno pubblica con queste grandi case
dubito si tratti di sola fortuna, quindi ho preferito cominciare dal basso.
Quali sono i pro e i contro
della pubblicazione con una piccola casa editrice?
I pro sono diversi. Ti considerano di più, può nascere una
certa amicizia con l'editore, ascoltano pazientemente tutte le tue richieste e,
soprattutto, sono molto più oneste di quelle grandi. I Contro, ahimè, ce ne
sono anche qui molti. Poca pubblicità, poca considerazione da parte dei
lettori, a causa di lunghe tempistiche si riceve un editing molto superficiale
e soprattutto la distribuzione del tuo libro nelle librerie è limitata, perché
come i lettori anche queste ultime considerano di più le grandi CE.
Cosa pensi
dell’auto-pubblicazione? L’avresti presa in considerazione se non avessi
trovato un editore?
Non so, non credo. Forse non con questo libro. Penso che
sia un mezzo potentissimo sia positivo sia negativo. Provare a pubblicare con
un editore è come mettere la mano in un lago pieno di squali o, al contrario,
in uno completamente privo di vita. È normale quindi che questo porti gli
scrittori a ignorarle. Personalmente leggo auto-pubblicati e probabilmente in
futuro lo farò anch'io, visto l'alto numero di libri che ho scritto e che
scriverò. Quindi la vedo come una cosa molto positiva. C'è però di negativo che
grazie a questo mezzo, troviamo sul mercato cose davvero orrende (a partire
dalle cover!) quindi libri scritti da persone che non hanno voglia di aspettare
e di certo non le biasimo. Però, secondo me, l'attesa è essenziale. Prima di
arrivare a pubblicare ho cambiato molte cose nel mio libro, quindi è stata
utile anche a questo, a pensarci mille volte prima di renderlo pubblico (e per
alcune cose avrei voluto pensarci anche duemila). In conclusione, mi verrebbe
da dire che l'auto-pubblicazione è un buon mezzo ma che va usato con molta
cautela.
Al momento sono usciti i
primi tre libri della serie. Quali sono i tuoi progetti per gli ultimi due? A
che punto sei? Sai già quando usciranno?
Ho finito da qualche mese di scrivere il quarto libro ma
ho intenzione di pubblicarlo a tempo debito, magari dopo che i primi tre
saranno diventati cartacei, quindi entro la prossima estate. Ci tengo
moltissimo al quarto libro e ho davvero paura del giudizio altrui, perché affronta
tematiche importanti tanto quanto attuali. Per quanto riguarda l'ultimo volume,
è ancora presto per dirlo ma credo di avere le idee abbastanza chiare sul suo
sviluppo e soprattutto sulla sua conclusione.
So di correre un po’,avrai
ancora un po’ di lavoro da fare, ma una volta terminata la serie hai già
qualche altra idea che ti frulla per la testa?
Come ho già detto all'inizio, ho molti libri nel cassetto
sia scritti che ancora da scrivere. Eppure credo che li abbandonerò tutti
(momentaneamente) per dedicarmi a un progetto ancora più grande e ambizioso
(che riguarda sempre la scrittura di un romanzo) ma per il quale avrò bisogno di
aiuti esterni sia a livello di grafica che di programmazione.
Per concludere, cosa
consiglieresti ad un giovane autore con un romanzo nel cassetto?
Beh per prima cosa gli consiglierei di comprare il mio
libro e poi di evitare di pubblicare, che la concorrenza è già troppa! No,
scherzo dai (solo sull'ultima però). Gli direi di non arrendersi mai, di
credere nel suo libro più che in se stesso, gli direi che prima o poi, se
qualcosa merita, le soddisfazioni arrivano. Gli direi anche di avere
un'infinita pazienza e di tenere sempre gli occhi aperti perché l'editoria è
una vera giungla, e soprattutto gli direi di non abbandonare mai la speranza
senza mai smettere, però, di essere realista, perché vivere di scrittura oggi è
più che un'utopia.
Ringrazio Antonio per la disponibilità e la simpatia! Mentre lui torna al lavoro, io vi rinnovo il caloroso consiglio di leggere la sua serie, sono sicura che l'adorerete! Intanto ecco la mia recensione del primo libro, per chi se la fosse persa. Allora, vi abbiamo convinto? :)
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