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lunedì 17 settembre 2018

Chi ben comincia #29: Invictus di Ryan Graudin

Ciao a tutti! Piano piano sto reintegrando nella programmazioni tutte le storiche rubriche del blog e oggi tocca a Chi ben comincia. Pensate che in realtà stavo per eliminare questa rubrica invece quando ve l'ho chiesto su Facebook l'avete difesa a spada tratta ed è stata quella più votata in assoluto! Non me lo sarei mai aspettato, ma il popolo ha parlato, quindi eccola qui! In questa rubrica vi presenterò incipit dei libri in uscita, per la maggior parte saranno traduzioni fatte da me ma nel caso mi capitasse di avere sotto mano il libro in anteprima o se ci fosse l'anteprima disponibile su amazon, vi proporrò la traduzione ufficiale. Per tornare alla grande iniziamo con un libro attesissimo: Invictus, il nuovo lavoro di Ryan Graudin, che esce in italia domani e di cui troverete la mia recensione online venerdì! Un'avventura a spasso nel tempo capace di incuriosire fin dalle prime righe. Date un'occhiata e ditemi se non è finito dritto in wishlist! :) 

Invictus di Ryan Graudin
Autoconclusivo
Esce in italia il 18 settembre con Mondadori

Farway Gaius McCarthy non è un ragazzo come gli altri. Tutti lo considerano uno strano prodigio. Figlio di una viaggiatrice del tempo del 2354 d.C. e di un gladiatore dell'Antica Roma, la sua esistenza è un evento straordinario che al contempo distorce e infrange le leggi della natura. Perché Far è nato fuori dal tempo. Ostinato, inquieto, dall'animo indomabile, il ragazzo fin da bambino ha un unico incontenibile desiderio: vivere l'esperienza frastornante di tuffarsi in epoche sempre diverse e provare quel miscuglio di vertigine, shock e déja-vu che solo incontrare la storia faccia a faccia può dare. Per questo studia per seguire le orme materne e diventare un documentatore, un viaggiatore del tempo che, per conto del governo, viene spedito nelle epoche passate a osservare e registrare gli eventi storici. Subito dopo aver fallito, inspiegabilmente, l'esame finale del corso, Far viene contattato da un trafficante di opere d'arte che gli offre la possibilità di continuare a inseguire il suo sogno. Il ragazzo avrà a disposizione una macchina del tempo e, davanti a sé, secoli e secoli da esplorare. In cambio però dovrà mettere in piedi una squadra con la quale viaggiare clandestinamente di epoca in epoca per rubare oggetti e manufatti preziosi. Un anno dopo, durante l'ennesima missione, dopo essere rimbalzati dall'Europa nazista all'America selvaggia di Davy Crockett al Vaticano michelangiolesco, Far e la sua squadra incappano in Eliot, una solitaria ragazza dalla pelle chiarissima e dalle origini misteriose che metterà in discussione l'esistenza stessa del ragazzo e di lì a poco trascinerà lui e i suoi amici in una missione pericolosissima nell'Antica Roma, dove la storia di Far ha avuto inizio. Una corsa disperata contro il tempo per impedire che il mondo si spenga. E con esso qualsiasi speranza per il futuro. 


LIVELLO DI ACCESSO: RISERVATO [NERO-PLATINO]
DOCUMENTAZIONE DEL 31 DICEMBRE 95 D.C. NON DISPONIBILE AL PUBBLICO.
FARE RIFERIMENTO ALL’ARCHIVIO 12-A11B PER IL DATAFLUSSO ORIGINALE.

La documentatrice Empra McCarthy sedeva sulle gradinate dell’Amphitheatrum Flavium, la pancia gravida rotonda come un globo sotto la stola color indaco. Intorno a lei, il Colosseo – non che fosse chiamato così, non ancora – ferveva di vita. Quasi cinquantamila anime erano venute ad assistere al bagno di sangue del giorno, riempiendo gli spalti con le loro toghe dalle tonalità terrigne, masticando piselli salati e pane, gridando scommesse dell’ultimo minuto e frasi in latino volgare, mentre i gladiatori attraversavano a passo di marcia la Porta Sanavivaria ed entravano nell’arena sottostante. L’aria del mattino era già satura di sudore e sangue, esalazioni così dense che la folla ne sembrava ubriaca. Ruggiva e vomitava, chiedendo di più. «Sangue! Sangue! Sangue!»
Due gladiatori si allinearono di fronte al palco imperiale, inchinandosi all’imperatore Domiziano e consegnando le proprie armi per l’ispezione; entrambi con l’atteggiamento di uomini pronti a morire.
E per cosa?
«Sangue! Sangue! Sangue!»
Empra cercava di prendere nota di tutto; era il suo lavoro, in fondo, il motivo per cui si trovava lì, in un tempo che non era il suo. Cercava di ignorare il dolore costante in fondo alla schiena, il pulsare alle caviglie, l’ardente e umida infelicità nel suo cuore.
Di solito, quando si trovava nel bel mezzo della storia vivente, Empra pensava al bisnonno Bertram McCarthy, professore di storia a Oxford. Un uomo la cui vita era stata una bella somma di giacche di tweed, pipe e libri in edizione economica, e che venerava il passato con uno strano fervore. Il passato, gli piaceva ripetere, era il fardello sulle spalle dell’umanità intera.
«Le radici che non abbiamo scelto, ma che hanno scelto noi.»
Bertram McCarthy era stato di un pessimo tempismo. Nato quattro secoli troppo tardi, morto due anni troppo presto. Due anni prima che i viaggi nel tempo fossero definitivamente alla portata degli esseri umani. Empra si chiedeva spesso che effetto le avrebbe fatto tornare nei corridoi impolverati di Oxford per mostrare al bisnonno la Macchina del tempo di Centrale Ab Aeterno e portarlo a spasso per la storia. Ma c’erano infinite regole in questo genere di cose. I viaggiatori del tempo dovevano essere osservatori discreti. Interagire con le persone del passato era una faccenda pericolosa, ed era meglio ridurla al minimo.
Affinché il corso degli eventi non ne fosse alterato.
Non che lei fosse stata molto diligente nel seguire le regole, le ricordò la sua pancia gonfia.
Così, Bertram McCarthy era rimasto arenato nella sua epoca: vita polverosa e morte tranquilla. Ma l’amore per la storia che aveva impiantato nella pronipote aveva sviluppato salde radici. Empra era affamata di passato: di un mondo senza dispositivi di comunicazione, senza le pubblicità personalizzate che scorrevano incessanti nei suoi impianti corneali o le unità pasto che sospettosamente avevano sempre lo stesso sapore, a prescindere dal tipo di cibo da lei ordinato.
Era per questo che aveva sudato sette camicie per prendere entro i diciotto anni il brevetto per viaggiare nel tempo, e per questo si era unita al Corpo dei viaggiatori del tempo di Centrale per una spedizione di studio della durata di un anno nell’antica Roma. Viaggiare, vedere, documentare. Cieli azzurri, piante verdi, cibo vero. Erano queste le cose per cui viveva Empra. E l’amore... anche se non aveva saputo di esserne in cerca finché l’amore non aveva trovato lei. Finché lui non aveva trovato lei.
Amore. Che la riportò a quel momento. A quella pancia rotonda.
A quell’arena assetata di sangue. Al gladiatore che stava al centro di tutto. Empra si domandò se Gaius la stesse cercando tra la folla che chiedeva a gran voce la sua morte. Gli aveva già detto addio, gli aveva già detto che non avrebbero mai potuto stare insieme. Ogni istante del loro ultimo incontro era stato uno strappo al cuore, fibra sanguinante dopo fibra sanguinante. Empra sapeva che non avrebbe mai dimenticato le ombre che erano calate sui lineamenti già ombrosi di Gaius, la sua promessa di vivere per lei e per il bambino, il suo “Perché?” così affranto e disperato che, anche se solo per una scheggia di secondo, Empra aveva preso in considerazione l’idea di rivelargli la verità.
“Nata sotto una stella avversa” non si avvicinava neanche a descrivere la loro storia d’amore. Lei lo amava profondamente, ma per loro non poteva esserci futuro, anche se lui fosse sopravvissuto.
Questo perché lui era già morto. Un giorno di migliaia di anni prima che Empra accendesse un luccichio nello sguardo dei suoi genitori.
 
Traduzione di Roberta Verde per Mondadori

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