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lunedì 12 settembre 2016

Chi ben comincia #20: Flawed di Cecelia Ahern

Inauguro con questo post la Cecelia Ahern Celebration Week! *fuochi d'artificio* In occasione dell'uscita del suo nuovo libro Flawed (che tra parentesi è davvero bello!) troverete per tutta la settimana post dedicati a questa autrice meravigliosa! Recensioni di alcuni dei suoi libri più belli, post di vario tipi, e non dimentichiamo la mia tappa del blogtour! E' la prima volta che organizzo una settimana monotematica, ma se va bene ripeterò l'esperienza per altri dei miei autori preferiti in futuro. Spero che la troviate interessante e di darvi la possibilità di scoprire nuovi libri! I lavori della Ahern meritano tutti, credetemi! Oggi vi lascio con l'incipit del suo nuovo libro, in uscita domani, Flawed. Si tratta del primo YA per la Ahern, e direi che se l'è cavata molto bene ^_^

Titolo: Flawed (Flawed #1)
Autore: Cecelia Ahern
Editore: DeAgostini
Prezzo: 14,90 Euro

Trama: In un futuro non molto lontano, il giudice Crevan è a capo della Gilda, uno speciale tribunale con il compito di condurre una spietata crociata contro l’immoralità. È lui e lui solo a decidere chi è un cittadino modello e chi invece è un “imperfetto”, un essere Fallato da marchiare a fuoco con una F sulla pelle e da allontanare dalla società civile. Celestine ha diciassette anni e non ha mai avuto dubbi sul suo ruolo nel mondo: è una figlia perfetta, una studentessa perfetta, ed è anche una fidanzata perfetta. La fidanzata di Art, il figlio del giudice Crevan. Ma un giorno tutto cambia. Celestine vede un Fallato in fin di vita e sente di doverlo aiutare. D’un tratto, ciò che ha sempre ritenuto giusto non lo è più, perché la compassione è più forte. Più forte della legge e delle rigide regole del giudice Crevan. Celestine decide quindi di soccorrere il pover’uomo e quel gesto si ripercuote su di lei con conseguenze drammatiche. Allontanata dalla famiglia, arrestata e umiliata, la ragazza viene trascinata in tribunale davanti a Crevan. E proprio lui, incurante delle suppliche di Art, la condanna a essere marchiata a fuoco come Fallata. Sarà durante il processo che la strada di Celestine incrocerà quella di Carrick Vane, un ragazzo misterioso e affascinante: l’unico amico su cui d’ora in poi Celestine potrà contare.

Esce domani in Italia per DeAgostini!

Sono una ragazza che crede nelle definizioni, nella logica, nel bianco e nero.
Tenetelo bene a mente.
  
Mai fidarsi di chi, senza essere stato invitato a farlo, si siede a capotavola in casa altrui.
Non sono parole mie, ma di mio nonno Cornelius, che, per aver osato pronunciarle, è stato allontanato da questa stessa tavola, e credo ci vorrà del tempo prima che torni a essere il
benvenuto. Il problema non è tanto cosa ha detto, ma a chi si riferiva, ovvero al giudice Crevan, uno degli uomini più potenti del Paese. E quest’uomo, malgrado il commento fatto da mio nonno lo scorso anno, siede di nuovo a capotavola in casa mia, in occasione delle celebrazioni per la Festa della Terra.
Quando papà è tornato dalla cucina con una bottiglia di vino, ha trovato il suo posto occupato. Ho capito che la cosa lo infastidiva, ma trattandosi del giudice, papà si è semplicemente fermato dov’era, ha cominciato a giocherellare con l’apribottiglie, pensando nel frattempo a un piano b, e poi ha aggirato il tavolo per andarsi a sedere accanto alla mamma, all’estremità opposta, dove invece avrebbe dovuto accomodarsi il giudice.
Anche mia madre è nervosa. Si intuisce dal fatto che è più perfetta del solito: non ha un capello fuori posto, i riccioli biondi sono elegantemente raccolti in uno chignon che solo lei è capace di fare considerato che deve slogarsi entrambe le spalle per arrivare con le mani dietro la testa. La sua pelle sembra porcellana ed è come se risplendesse, la purezza in persona. È truccata in modo impeccabile, l’azzurro fiordaliso del suo abito di pizzo fa pendant con l’azzurro degli occhi, le sue braccia sono toniche e sode.
Mia madre è una modella molto quotata e la sua bellezza è ogni giorno sotto gli occhi di tutti. Nonostante i tre figli, è ancora in perfetta forma, anche se sospetto – anzi, lo so per certo – che abbia seguito l’esempio di tanti altri prima di lei e si sia concessa qualche aiutino. Si capisce subito se ha avuto una giornata storta o se sta passando un periodaccio, perché arriva a casa con guance più tonde, labbra più piene, fronte più tirata, e occhi meno stanchi. Ritoccare l’aspetto fisico è il suo modo per tirarsi su di morale. È molto esigente riguardo all’immagine. È il metro con cui giudica le persone: le basta una rapida occhiata per formarsi un’opinione. Trova sgradevole anche la minima imperfezione, e un dente storto, un doppio mento, o un naso troppo grosso sono tutte cose che la portano a dubitare di chi ha di fronte e a non fidarsi. Non è la sola a pensarla così. Sono in tanti a condividere questo atteggiamento. Lei dice che è come cercare di vendere un’auto senza prima lavarla: bisogna fare in modo che luccichi. Lo stesso concetto può essere applicato agli esseri umani. Una certa pigrizia nel curare la propria “carrozzeria” è indice di come si è all’interno.
Anch’io sono una perfezionista, ma invece di dedicarmi all’aspetto fisico mi limito al linguaggio e al comportamento, cosa che manda in bestia mia sorella Juniper, la persona più superficiale che io conosca. Profondamente superficiale, questo glielo concedo.
Osservo compiaciuta l’aria nervosa dei miei familiari, perché solo io non provo neanche un briciolo della loro tensione. Anzi, trovo l’intera faccenda divertente. Per me il giudice Crevan non è altro che Bosco, il papà del mio ragazzo, Art. Non passa giorno che non vada a casa sua, ho trascorso con lui le vacanze, ho partecipato a cerimonie di famiglia e lo conosco meglio di quanto lo conoscano i miei genitori, e anche tanti altri. L’ho visto la mattina appena sveglio, con i capelli arruffati e il dentifricio ancora sulle labbra. L’ho visto vagare semiaddormentato a notte fonda in boxer e calzini – porta sempre i calzini, anche a letto –, diretto in bagno o in cucina per prendere un bicchiere d’acqua. L’ho visto sbronzo e svenuto sul divano, a bocca aperta e con la mano proprio sopra il cavallo dei pantaloni. Gli ho infilato i popcorn nella camicia e le dita nell’acqua calda mentre dormiva, perché si facesse la pipì addosso. L’ho visto agitarsi scomposto sulla pista da ballo e cantare stonato al karaoke. L’ho sentito vomitare dopo una serata di bagordi. L’ho sentito russare, scoreggiare, piangere. Come faccio ad avere paura di qualcuno che conosco in tutta la sua umanità?
Eppure la mia famiglia e il resto del Paese lo considera no una figura spaventosa, da temere e riverire. Io lo vedo più come uno di quei giudici dei talent show in tv, la caricatura di un cartone animato che gode nel sentirsi fischiare dietro. Mi diverto a imitarlo, per la gioia di Art, che si sbellica dalle risate quando cammino con il passo marziale di Bosco in modalità giudice, indossando con gesto teatrale la toga improvvisata, aggrottando il viso tra smorfie e occhiatacce, puntando il dito. Bosco adora puntare il dito se sa di essere ripreso.
Sono convinta che questo suo atteggiarsi a giudice tremendo, benché importante per il suo lavoro, sia tutta una finta: non è la sua vera natura. E poi i suoi tuffi a bomba in piscina sono memorabili.
Bosco, che tranne me e Art conoscono tutti come il giudice Crevan, è a capo di un comitato noto come la Gilda. Istituita in origine dal governo come temporaneo strumento di inchiesta sul crimine, è diventata una struttura permanente con il compito di inquisire gli individui accusati di essere imperfetti, i Fallati. I Fallati sono cittadini che hanno commesso violazioni etiche o morali nei confronti della società.
Non sono mai stata nell’aula del tribunale, ma le sedute sono aperte al pubblico e trasmesse in tv. Si tratta di processi equi in cui, oltre ai testimoni dell’accaduto, vengono chiamati a intervenire anche parenti e amici dell’accusato per descriverne il temperamento e la personalità. Il Giorno del Pronunciamento, i giudici decretano definitivamente se un accusato è Fallato. In caso affermativo, vengono rese note le infrazioni che ha commesso e a ognuna corrisponde una marchiatura a fuoco su una parte del corpo. Il punto su cui viene impressa la f, il simbolo del loro Fallimento, della loro imperfezione, dipende dal tipo di errore.
La tempia, in caso di decisione sbagliata.
La lingua, in caso di menzogna.
Il palmo della mano destra, in caso di furto ai danni della società.
Il petto, all’altezza del cuore, in caso di slealtà nei confronti della Gilda.
La pianta del piede destro, in caso di deviazione dalle regole imposte dalla società.
I Fallati, inoltre, devono portare sul braccio una fascia rossa contrassegnata dalla lettera f, in modo da poter essere sempre identificati e servire da monito. Non vengono incarcerati: non hanno fatto nulla di illegale, ma le loro azioni sono considerate dannose per la società e per questo, pur vivendo tra le persone comuni, vengono ostracizzati e costretti a sottostare a regole diverse.
Dopo che il nostro Paese ha cominciato a precipitare verso un abisso di gravi dissesti economici ‒ come conseguenza di cattive decisioni prese dai nostri leader ‒, il principale compito della neo-insediata Gilda è stato rimuovere i Fallati da gli incarichi di governo. Ora, invece, riesce preventivamente a precludere loro l’accesso ai ruoli di potere, impedendo così di fare danni. In un futuro non troppo lontano, la Gilda si ripropone ottimisticamente di ottenere una società moralmente ed eticamente impeccabile. Per molti, il giudice Bosco Crevan è un eroe.

4 commenti:

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