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domenica 11 ottobre 2020

RECENSIONE | Mio fratello si chiama Jessica di John Boyne

Mio fratello si chiama Jessica di John Boyne
Autoconclusivo
Rizzoli (2019) | 184 pagine | 16 Euro

Se c'è una persona che Sam ammira, è suo fratello Jason. Bello, intelligente, bravo negli sport, popolare. Jason è tutto ciò che Sam non è. Lui ha qualche difficoltà in più a trovare il suo posto nel mondo. Non aiuta il fatto che debba affrontare i continui confronti con il fratello e che a scuola venga bullizzato. Ma tutto cambia quando Jason fa una grande confessione alla sua famiglia. In tutti quegli anni si è sentito intrappolato in un corpo che non è il suo. In realtà è una ragazza, si è sempre sentito tale. I genitori, entrambi impegnati in politica, minimizzano, preoccupati di quello che penserebbe la gente, e sperano che sia solo una fase. Sam fatica a comprendere. Ma appena la voce si sparge, la situazione precipita. Con l'intera famiglia che le rema contro, Jessica decide di allontanarsi da loro piena di delusione e amarezza. Ma continua ad andare avanti a testa alta. Ha passato fin troppo tempo a nascondersi. 

Recensione
In quest'ultimo periodo sono sempre alla ricerca di libri per ragazzi che seguano tematiche importanti, ho un'intera wishlist di libri LGBTQ+ da leggere e uno dei primi su cui mi sono buttata è stato Mio fratello si chiama Jessica di John Boyne, autore famoso soprattutto per Il bambino con il pigiama a righe. Non avevo mai avuto tra le mani un libro per ragazzi a tema transgender, per cui ero estremamente curiosa. Purtroppo anche se è stata una lettura veloce, non mi ha conquistato, anzi, ho trovato parecchie cose problematiche. Informandomi, ho scoperto che in effetti questo libro non è stato molto apprezzato dalla comunità trans e che l'autore è finito al centro di diverse polemiche. Parte delle critiche le trovo onestamente un po' assurde. Gli è stato detto che non può scrivere di trans, visto che non lo è, ma non sono d'accordo. La fantasia è un mezzo potentissimo ed è sbagliato limitarsi a scrivere solo di ciò che si conosce in prima persona. Ovviamente bisogna studiare, raccogliere testimonianze, conoscere bene ciò di cui si parla, qualsiasi sia il tema che vuoi affrontare. L'autore comunque appartiene alla comunità LGBTQ+, è omosessuale, ed essendo cresciuto a Dublino in un'epoca in cui era una pratica illegale (fino ai primi anni '90 è stato così!) non è poi così estraneo alla discriminazione. Altre critiche sono arrivate direttamente al libro, definendolo addirittura transofobico, e in questo caso mi hanno trovata spesso d'accordo. É un argomento da trattare con grande sensibilità e l'autore non ci è riuscito a pieno.
 
Il libro ha per protagonista Sam, un tredicenne alle prese con la rivelazione che Jason, suo fratello, per tutta la vita si è sentito intrappolato nel corpo sbagliato. Per lui è un duro colpo perchè l'ha sempre guardato con ammirazione e invidiato. Jason è il tipico ragazzo perfetto, bello, gentile, intelligente, bravo negli sport. É amico di tutti e le ragazze sono pazze di lui. Per Sam è un vero e proprio esempio di vita e la sua confessione lo turba nel profondo, tanto che, come i genitori, finisce per non appoggiare il fratello, anzi lo ostacola. Credo che questa storia meritasse tutt'altro narratore. Secondo me doveva essere proprio Jason, anzi Jessica, a raccontarci la sua storia. Doveva essere la sua voce. Sam è stato un narratore lamentoso e francamente insopportabile. Si è dimostrato egoista e meschino per tutto il tempo, preoccupandosi solo di sè stesso e delle prese in giro, senza dimostrare uno straccio di empatia e di compresione verso Jessica. L'autore ha perso una buona occasione. Sam avrebbe potuto essere la voce della ragione. Avrebbe dovuto essere dalla parte di Jessica, stare al suo fianco e supportarla in una famiglia che le ha voltato le spalle. Avrebbe potuto dimostrare che mentre gli adulti sono ancora molto chiusi su queste cose, la nuova generazione ha la mente più aperta e accetta con più facilità la diversità. Soprattutto visto che i genitori in questa storia sono abominevoli. Inizialmente prendono la cosa sottogamba, ignorano Jessica e le intimano di non parlare di questa faccenda. Pensano che sia solo una fase, la mandano dallo psicologo sperando in una 'guarigione', propongono perfino l'elettroshock. In tutto questo, Sam non fa nulla. Ovviamente sono estremizzati, rappresentano tutte le famiglie bigotte che faticano ad accettare la diversità dei propri figli. Ma proprio questo in famiglia avrebbe dovuto esserci una luce, un raggio di speranza. E invece no. Per fortuna che c'è lo psicologo, almeno lui qualcosa di sensato lo dice!
 
Questo libro non è la storia di una ragazza trans che trova finalmente il coraggio di vivere la sua vita come desidera, è la storia di un ragazzo che si lamenta di quanto sia difficile essere il fratello di una ragazza trans. Il libro parla di transessuali? Allora perchè affidare la narrazione al solito ragazzo cis etero privilegiato (e lagnoso egoista) invece che alla diretta interessata? Una scelta francamente discutibile. La storia di Jessica non ha nemmeno un ruolo così centrale come dovrebbe. Ci sono capitoli su capitoli di lamentele di Sam, una sottotrama amorosa inutile, capitoli noiosissimi sulla carriera dei genitori, su quanto siano preoccupati di cosa penserà la gente e così via. Jessica sparisce almeno per un terzo del libro.    
 
Il titolo del libro è stato aspramente criticato. Sicuramente ha l'intento di essere immediato e di attirare il pubblico. Attraverso di esso capiamo subito che nel libro si parla di un personaggio trans. Ma attira l'attenzione nel modo sbagliato e capisco perchè tante persone si siano arrabbiate. Jessica è la sorella del protagonista, usare un termine maschile per riferirsi ad una ragazza che sta cercando di affermare la sua identità, è piuttosto insensibile. Soprattutto perchè questa frase è ripresa da una scena centrale del libro, una scena che vuole essere molto emozionante e toccante, dimostrare l'accettazione e l'amore, ma invece ha fatto solo arrabbiare un sacco di gente. Per di più all'interno del libro viene continuamente usato il deadname di Jessica (il suo vecchio nome Jason) e ci sono continui casi di misgenders (quando vengono usati i pronomi sbagliati). Se date un'occhiata su Goodreads, ci sono un sacco di commenti arrabbiati da parte della comunità trans e penso proprio che abbiano ragione. L'autore ha sprecato un'occasione e si è dimostrato poco sensibile e inconcludente. Se volete leggere storie di personaggi trans sono sicura che ci siano libri migliori di questo. Non temete, ve ne proporrò presto!
 
Così così

1 commento:

  1. Deve essere bellissimo. Di recente, sul tema, ho letto e amato Cinzia.

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Grazie per aver letto il mio post ❤
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