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venerdì 28 settembre 2018

RECENSIONE | Il momento della scelta di Cecelia Ahern

Il momento della scelta di Cecelia Ahern
Flawed #2
DeAgostini (2018) | 384 pagine | 14,90 euro

La vita di Celestine è completamente cambiata da quando è stata marchiata come Fallata. In un attimo è passata da ragazza modello a fuggitiva ricercata e ha perso tutto, famiglia, fidanzato, amici, futuro. Dopo la sua fuga, la Gilda sta impiegando tutte le sue forze per ritrovarla. Quasi nessuno lo sa, ma Celestine ha in mano le prove che potrebbero portare allo scioglimento della Gilda stessa, le prove che il sistema non funziona e che perfino chi è ai vertici non può essere definito perfetto. Il giudice Crevan è pronto a tutto pur di metterla a tacere. Ma Celestine non è sola, anzi, scoprirà che tantissime persone sono pronte a sostenerla e ad aiutarla. In primis Carrick, che non l'ha mai abbandonata. Arrivati a questo punto la ragazza ha due scelte davanti a lei: vivere da fuggitiva o combattere a nome di tutti i Fallati per un futuro migliore, affrontando il sistema e il mostro che ha tenuto in scacco il Paese per troppo tempo.   
Recensione
Se mi seguite da un po' ormai saprete che Cecelia Ahern è una delle mie autrici preferite, una delle prime a cui io mi sia affezionata. Ho letto quasi tutti i suoi libri e l'ho seguita fedelmente fin da ragazzina. L'ho anche incontrata un paio di anni fa a Pordenone, è stato uno degli incontri più belli ed emozionanti per me. Negli anni si è dedicata a molti generi, dalle classiche storie d'amore strappalacrime, al realismo magico, fino a debuttare nel mondo young adult con la duologia distopica Flawed. Ricordo che quando era stato dato l'annuncio ero un po' titubante, perchè la trama non mi aveva convinto al 100%, ma in Cecelia ho sempre avuto fiducia, conoscendo bene il suo talento e la sua originalità, quindi non potevo non dare una possibilità a questa serie. Il responso era stato positivo per quanto riguarda il primo libro, e non vedevo l'ora di poter scoprire come finisse la storia di Celestine. 

Il secondo capitolo di Flawed, si apre subito dopo la fine del primo. Celestine è in fuga, braccata come una criminale. La Gilda la sta cercando con insolita ferocia e insistenza, una vera caccia all'uomo che non ti aspetteresti per una semplice ragazzina. Ma lei ormai non è più solo questo. É il simbolo di una rivoluzione, una voce che viene ascoltata dalle masse. Tutti hanno gli occhi puntati su di lei, aspettano la sua prossima mossa, ripongono in lei le loro speranze. In più Celestine ha qualcosa che Crevan vuole disperatamente, le riprese video dell'ultimo marchio che lui le ha impresso sulla pelle, un marchio che non doveva esserci, che le è stato inflitto illegalmente e con brutale violenza. Un video che se diventasse di dominio pubblico dimostrerebbe che anche il capo stesso della Gilda è un Fallato, mettendo in discussione tutto il sistema. Pur di coprire questo suo errore Crevan sta facendo sparire uno ad uno tutti i testimoni, le guardie, l'avvocato, perfino alcuni compagni di classe di Celestine che hanno inavvertitamente scoperto il suo segreto. Sono rimasti solo lei, Carrick e il video. Le ultime pedine da buttare giù per vincere la partita.

Nel primo libro abbiamo visto una Celestine processata e punita, che tentava di ricominciare a vivere la sua vita continuando a seguire le regole, subendo tutto a testa bassa. Stavolta la musica è un po' diversa. La crescita di questo personaggio mi ha colpito molto. All'inizio della serie l'abbiamo vista diventare un simbolo dei Fallati pur senza avere questo proposito, ora ha in qualche modo assunto volontariamente questo ruolo. Nel primo libro era molto passiva, si lasciava coinvolgere dagli eventi, dalle decisioni degli altri, dal caso. Era finita in mezzo ad un uragano e non sapeva come uscirne. Ora non ci sta più a farsi muovere come una pedina, è lei a condurre il gioco, pianifica piani, orde complotti e assume un ruolo più attivo. Basta seguire le regole. Il suo percorso mi ha ricordato un po' quello di un innocente che viene incarcerato ingiustamente e poi durante la detenzione finisce per diventare un criminale incallito sul serio. Celestine era una ragazza corretta, rispettosa delle regole, che credeva nella Gilda e in ciò che faceva, ma quei marchi hanno cambiato tutto. É uscita dalla bolla in cui viveva, ha iniziato a vedere il marcio. Nel mondo dei supereroi capita spesso che sia l'eroe stesso a dare vita al suo arci nemico, la Gilda ha fatto lo stesso: con le sue decisioni, ha dato il potere in mano a chi causerà la sua rovina. Come una novella Katniss, Celestine è pronta a distruggere il sistema. E lo fa con la testa, con l'intelligenza, con l'astuzia, senza mai usare la forza, senza mai inneggiare ad una rivolta violenta.

La trama è appassionante e ben costruita e mi ha molto coinvolta, soprattutto nella seconda parte. Ho trovato che fosse molto equilibrata, con scene adrenaliniche che si alternavano ad altre più riflessive, tenendo alta la tensione. I colpi di scena non sono mancati e sono rimasta più volte sorpresa dalla piega che stava prendendo la storia. La Ahern ha uno stile inconfondibile, si sa adattare a tutto con grande maestria. Di questa serie ho apprezzato in particolar modo il worldbuiling terrificante. L'idea di un mondo in cui chi commette errori etici venga punito, e in un modo più duro di un vero criminale, è inquietante e terribile. La capacità di imparare dei nostri errori è una delle cose che fa di noi esseri superiori (in teoria, la situazione ormai è tragica, lo so). Come facciamo a migliorarci e ad evolvere se non possiamo sbagliare ogni tanto? Come facciamo a crescere, a diventare adulti consapevoli, senza prima sbattere contro qualche muro lungo la strada? Per non parlare poi del clima di terrore che si respira. Quella messa in piedi dalla Gilda è una vera e propria dittatura. La gente non ha il coraggio di fare un passo fuori dal proprio cammino per paura di essere mal giudicato. Sono diventati tutti egoisti, perchè reagire, aiutare, ribellarsi porterebbe dritto in tribunale. E quindi testa bassa, vai per la tua strada, non reagire, non pensare. Agghiacciante da immaginare. 

Anche se ho apprezzato molto il libro non posso non riconoscere che ci sono anche alcuni problemi. Due cose mi hanno infastidito più di tutto. La prima è che si sia voluto inserire nuovamente Art, un po' inutilmente, solo per cavalcare l'onda del triangolo amoroso per qualche capitolo. Capisco che gli si volesse dare una sorta di conclusione, ma è chiaro che non è lui il love interest centrale della storia. La seconda è che il rapporto tra Celestine e Carrick sia stato costruito così malamente. Dalla Ahern, che è una maestra dei sentimenti e ha fatto piangere il mondo con le sue storie d'amore, mi aspettato qualcosa di meglio. Nel primo libro Carrick e Celestine si rivolgono a malapena la parola, è tutto un gioco di sguardi, di intesa. L'autrice era riuscita a creare tra loro un rapporto speciale e a dare vita ad un personaggio di importanza centrale senza quasi farlo parlare. Era una delle cose che mi erano più piaciute. Mi aveva incuriosita e non vedevo l'ora di vedere come avrebbe poi sviluppato il rapporto con Celestine. In questo sono rimasta molto delusa. Tutta la tensione, le aspettative, l'eccitazione si sono concentrate in una bolla che poi è esplosa. L'amore folle si scatena da un momento all'altro, promesse, belle parole, ma poche emozioni. Un insta love da manuale, che lascia poco al lettore.  Un vero peccato!

Nonostante qualche difetto, quello di Cecelia Ahern è stato un ottimo esordio nella letteratura per ragazzi, un po' carente sul lato sentimentale, ma molto appassionante e avvincente, che fa riflettere. C'è solo da sperare che continui così e che dedichi ancora la sua attenzione al mondo dei libri per ragazzi.
     
Bellissimo  

"Quando dici che sono impaziente, io dico che sto osando mettere in dubbio i tuoi giudizi, che non sono legge ma semplice morale della corte. Tu mi chiami ostinata, io dico determinata. Tu dici che voglio rendermi una martire, io dico che sto mostrando altruismo. Autocritica? Umiltà. Autodistruzione? Quello che ho fatto per Clayton Byrne sull'autobus non era un atto deliberato per rovinarmi la vita ma una decisione basata sulla convinzione che quello che stava accadendo fosse inumano. Quelli che tu vedi come imperfezioni, Giudice Crevan, io li vedo come punti di forza."

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