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mercoledì 26 settembre 2018

RECENSIONE | Anna di Nicolò Ammaniti

Anna di Niccolò Ammaniti
Autoconclusivo
Einaudi (2015) | 276 pagine |13 euro

Dopo che il mondo è stato devastato da un virus mortale, la popolazione si è ridotta ai soli bambini, gli unici ad essere immuni. Tra loro c'è Anna, che dopo la morte dei genitori e la sparizione di tutti gli adulti è rimasta per quattro anni a vivere al riparo nella casa di famiglia con il fratellino Astor, seguendo le istruzioni che la mamma ha lasciato loro per sopravvivere. Per tutto quel tempo ha nascosto le verità più terribili al fratello, camuffando tutto dietro a storie di mostri terribili e gas velenosi per non farlo avventurare oltre i confini. Ma quando lui misteriosamente sparisce, la ragazza è costretta ad abbandonare l'unica casa che abbia mai conosciuto per mettersi alla sua disperata ricerca. E si ripromette una cosa: se mai riuscirà a trovarlo, insieme lasceranno la Sicilia e andranno nel continente, dove si racconta che ci siano ancora gli adulti, dove forse qualcuno potrebbe aver trovato il vaccino alla terribile 'rossa', dove forse c'è ancora una speranza..

Recensione
Mi ci sono voluti più o meno quindici anni, ma finalmente ho trovato un libro di Niccolò Ammaniti che mi è piaciuto. Io e lui non siamo mai andati d'accordo, fin dal nostro primo incontro con Io non ho paura, letto quando ero ancora una ragazzina. Per qualche strano motivo ho continuato a leggerlo nonostante quella prima esperienza negativa, e nonostante anche tutte le successive lo siano state. Nel corso degli anni mai nessuno dei suoi libri ha guadagnato la promozione da parte mia. Non saprei spiegarvi perchè io abbia continuato ad intestardirmi nel leggerlo. Di solito non lo faccio. Se un autore non mi piace lascio perdere e vado oltre. E lui non mi piaceva. Non mi piaceva come scriveva, come raccontava, il suo essere così schietto e brutale. Non faceva per me. Però le sue idee mi attiravano e quindi continuavo a dargli una possibilità dopo l'altra, con risultati terribili. E poi è arrivata Anna. 

Anna è un post apocalittico con protagonista una ragazzina che deve cavarsela in un mondo alla deriva. Da anni gli adulti sono spariti ed è tutto in mano ai bambini. A prima vista, la trama sa di già visto. Quanti libri ci sono simile a questo? Se siete abituati a leggere molti libri per ragazzi, distopici o post apocalittici, non batterete ciglio. Così ho fatto io all'inizio. In realtà Anna non ha niente di speciale rispetto agli altri libri che raccontano storie del genere. A livello di trama non potrei dire che è migliore di altri o più originale. Però ha una caratteristica in particolare che me lo ha fatto apprezzare. Ammaniti è noto per la crudezza della sua penna, è uno degli aspetti dei suoi romanzi che proprio non mi è mai piaciuto, ma stavolta è stata la sua marcia in più. Perchè non si limita a raccontare le avventure della sua piccola protagonista ma affronta ogni verità scomoda, ogni dettaglio scabroso di un mondo post apocalittico. Cose che di solito non vengono raccontate, su cui di solito non ci si sofferma. Racconta di appartamenti da saccheggiare girando intorno a cadaveri in decomposizione sul divano, della puzza di morte che aleggia ovunque, di fosse comuni, di ossa umane usate come armi o collane. Ed è sconvolgente vedere come per i ragazzi questa ormai sia la vita, la perfetta normalità, mentre noi proseguiamo la lettura inorriditi. Mi è piaciuto anche che abbia gestito il tutto in modo quanto più realistico, per esempio immaginando bande di bambini, i più piccoli, completamente analfabeti e che a malapena sanno parlare, essendo rimasti soli prima di poter imparare a farlo, oppure raccontandoci della prima mestruazione di Anna, un evento che raramente viene affrontato in questo genere di libri. Queste accortezze hanno reso la storia più vera. Meno simile ad un film hollywoodiano, e più ad un ipotetico futuro. Anche l'ambientazione tutta italiana ha contribuito. Di solito queste cose succedono sempre in un mondo lontano, in america o in qualche paese inventato. Stavolta la catastrofe è qui, a casa nostra, e ovunque.

La trama in sè, nonostante non sia particolarmente originale, ha saputo appassionarmi. Il viaggio di Anna è di ricerca e di crescita. Esce dalle sicure mura di casa per ritrovare il fratello, ma poi quel viaggio diventa qualcosa di più: la ricerca di una speranza, di un futuro. E inaspettatamente, quel viaggio le fa anche ritrovare la fiducia nel prossimo. Dopo aver passato tanti anni da sola, dopo tanti brutti incontri, finalmente si aprirà all'amore e all'amicizia. Dovrà imparare a fidarsi dei suoi compagni di viaggio, dovrà imparare ad abbassare la guardia, a farsi aiutare. Ad amare e a lasciarsi amare. Ad amare Coccolone, quell'assurdo cane che prima ha tentato di ucciderla e poi, dopo essere sopravvissuto all'impossibile, ha iniziato a seguirla, con gli occhi grandi e pieni di fiducia, diventando la sua ombra. Un cane che sembra avere sette vite, come i gatti, deciso a dedicare a lei l'ultima rimasta. Ad amare Pietro, quello sciocco ragazzino convinto che un paio di Adidas magiche potranno salvare le loro vite, con la sua fissa per le moto, il suo inspiegabile ottimismo. E gli occhi carichi di amore per lei. Quel genere di amore di cui neppure ti accorgi nemmeno, fino a che non senti il peso della sua assenza. 

Pietro è un personaggio fondamentale, che ho adorato. É arrivato nel momento in cui Anna aveva più bisogno, e in un modo o nell'altro è riuscito a farsi strada nel cuore della ragazzina, diventando indispensabile. Il capitolo dedicato al suo passato è molto duro, ma è sicuramente una delle parti migliori del libro. Ha visto cose terribili, ma nonostante tutto è rimasto un ragazzino solare e vivace, con la passione per la moto, come suo papà, e la testa piena di ricordi di una vita che non tornerà più e di sogni che difficilmente realizzerà. Anche Astor, il fratellino di Anna, è un comprimario adorabile. Guarda il mondo con occhi ingenui, pieni di meraviglia, davanti ad un viscido polipo sulla spiaggia come di fronte a qualche prelibatezza scovata da sua sorella. Nonostante tutto è rimasto un bambino, con i suoi capricci, i suoi desideri, le sue domande. Anna ha fatto di tutto per proteggerlo dal mondo, e questo gli ha permesso di vivere la sua infanzia ancora per un po'. Ma non si può sfuggire per sempre alla realtà e anche lui ad un certo punto è costretto a crescere. 

Il finale è brutale. Netto, improvviso, aperto. Nonostante l'ultima scena sia molto tenera, ho sentito che mi mancava qualcosa. Che ne sarà di Anna? Che ne sarà del mondo? I finali aperti sono una scelta comune a molti scrittori, ma proprio non mi capacito di come si possa lasciare una storia così. Non li sopporto, mi lasciano sempre con l'amaro in bocca e tante domande. Avrei voluto sapere di più, continuare a seguire Anna ancora un po'. A parte il finale in parte deludente, è stata una bella lettura. Appassionante, emozionante, commovente, dolorosa. Forse io e Ammaniti abbiamo fatto pace. Forse Anna ci ha fatto ritrovare. Non so se continuerà, o se presto torneremo a litigare... ma avremo sempre Anna.

 
½ Non male  

"Quando sei assetata non sperare che piova. Ragiona e cerca una soluzione. Chiediti: dove posso procurarmi dell’acqua potabile? È inutile sperare di trovare una bottiglia in un deserto. Le speranze lasciale ai disperati. Esistono le domande ed esistono le risposte. Gli esseri umani sono capaci di trasformare un problema in una soluzione."

2 commenti:

  1. Avevo già adocchiato da tempo questo libro... e adesso voglio leggerlo assolutamente >.<

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  2. Un Ammaniti un po' sotto tono, minore, ma ricordo bene di averlo letto in uno dei periodi più neri della mia vita - dicembre 2015 - e la storia di Anna, dolori e misteri compresi, mi aveva dato tanta speranza. Ne conservo un bel ricordo, e quelle scarpe magiche, sai?, le ricordo ancora. :)

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Grazie per aver letto il mio post ❤
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